Vendute le frequenze 4G: e ora?

Estratto da Wired del 30  Settembre 2011

Si è chiusa  l’asta delle frequenze 4G, con 3,9 miliardi di euro di incasso per lo Stato. Adesso possono cominciare i bilanci, perché in quei soldi sono riposte molte speranze per il futuro della banda largaVa detto che è stata una partita equilibrata quindi probabilmente tutti gli operatori trarranno vantaggi dalle nuove frequenze. Quelle a 800 MHz (il dividendo digitale, frutto del passaggio alla tv digitale terrestre) sono state vinte da Vodafone, Telecom Italia e Wind: due lotti a testa, il che consentirà loro di fare una buona copertura nazionale con servizi di banda larga mobile. 3 Italia è rimasta a bocca asciutta, quindi, dopo aver fatto tanti rilanci che hanno contribuito a impennare il valore dell’asta. Ma si consola con altre frequenze aggiudicate, così l’amministratore delegato Vincenzo Novari si è detto soddisfatto dei risultati. Un blocco a testa delle frequenze a 1.800 MHz è andato a 3 Italia, Vodafone e Telecom. 3 e Wind hanno preso invece quattro blocchi dei 2.600 GHz; Telecom e Wind se ne sono aggiudicati tre ognuno. Resta solo lo strascico della banda a 2.000 MHz, che pare non interessare a nessuno, ma ancora entro il 3 ottobre possono arrivare offerte dai quattro operatori. Il primo bilancio, scontato, è che è stato un successo per lo Stato. Ben oltre le attese: la base d’asta era 2,4 miliardi. Meno scontate saranno le conseguenze dell’asta.

Conseguenze sul bilancio dello Stato
Certo è che 2,4 miliardi più il 50 per cento del surplus rispetto alla base (1,5 miliardi) andranno a sostenere le misure della manovra. Vanno tolti 240 milioni, più il 10 per cento del surplus: finiranno alle tv locali come rimborso per l’esproprio (entro dicembre 2012) delle frequenze del dividendo. Questo è il principale aspetto che rovina la festa del governo: avrebbero potuto evitare il rimborso, se non avessero regalato quelle frequenze alle tv locali, come abbiamo notato più volte su Wired, in compagnia di alcuni esperti.

Impatto sui servizi
La vicenda è comunque una buona notizia per gli utenti internet mobile. Gli operatori potranno fare due cose con le nuove frequenze: migliorare gli attuali servizi per qualità e copertura e lanciare la quarta generazione di rete mobile (prevedono verso la fine del 2012). Per la copertura saranno utili soprattutto le frequenze a 800 MHz. A tal proposito, 3 Italia conta di sopperire con i due lotti a 1800 MHz, più un altro paio che aspetta di ricevere dal ministero allo Sviluppo economico. 3 Italia ha già una frequenza a 800 MHz, che però è destinata ai servizi di tv mobile. È possibile che le istituzioni italiani le permetteranno, prima o poi, di poterci fare sopra anche la telefonia. Per coprire zone specifiche (case, uffici non raggiunti dal segnale) saranno utilizzati invece i 2.6 GHz, con apparati femtocella.

Le conseguenze per la banda larga fissa
L’incognita maggiore è che succederà adesso alla banda larga fissa.

Gli operatori che hanno sborsato 3,9 miliardi sono gli stessi che dovrebbero investire in una Next generation network (Ngn) con fibra ottica nelle case. Piano che adesso rischia di essere (ancora) meno fattibile. Gli operatori dovranno del resto ora spendere miliardi anche per costruire le nuove reti 4g. Telecom Italia ha già notato che l’asta ha posto un onere ingente sulle casse degli operatori, che ora hanno bisogno di un occhio favorevole dal governo per continuare a investire in innovazione.

Paolo Romani, ministro allo Sviluppo economico, ha una leva per rispondere a quest’appello: potrà gestire il 50 per cento del surplus dell’asta. Intende assegnarne una grossa fetta al supporto della banda larga e in particolare al rilancio del proprio piano nazionale Ngn. Che adesso ristagna. Basterà una dote di qualche centinaia di milioni, dallo Stato, per incoraggiare tutti gli attori (operatori, PA locali, cassa depositi e prestiti…) a imbarcarsi in un piano da 10 miliardi? Non sarà facile, visto che il piano non è partito anche per profonde divergenze tra il governo e Telecom Italia su come fare la rete. Il rischio è che l’Italia si ritroverà con una banda larghissima mobile e una banda larga fissa ferma all’Adsl. E purtroppo solo con la fibra ottica nelle case si possono avere servizi di nuova generazione e godere dell’ombrello della neutralità della rete. Bistrattata invece dagli operatori mobili, che possono decidere liberamente quali servizi internet penalizzare sul proprio network.

(Alessandro Longo)

 

Lascio a voi lettori ogni conclusione a riguardo. Credo che ogni commento sia da posticipare appena si potranno vedere gli sviluppi di queste scelte.

Rimando, per fare chiarezza sulle tecnologie in gioco ai lemmi di Wikipedia che spiegano con chiarezza le prestazioni e soprattutto quello che i produttori di telefoni cellulari e operatori telefonici stanno facendo per confondere le acque.

La tecnologia 4G ancora non esiste, volutamente confusa con lo standard LTE.

Gli operatori mobili in questo caso hanno investito capitali ingenti in una tecnologia che probabilmente vedrà i primi veri dispositivi nel 2013, abbandonando la creazione di un’infrastruttura nazionale utile alla collettività intera.

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